Digital History Blog

STORIA DIGITALE: SAPERE STORICO E INSEGNAMENTO DELLA STORIA

UN BLOG SULLA STORIA (PER STORICI E INSEGNANTI DI STORIA)

Gennaio 16, 2010
Dalla Redazione

Digital History Blog  è uno spazio gestito da Giuseppe Di Tonto socio dell’associazione Clio ’92 di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia e si propone di offrire riflessioni note e informazioni sulla storia digitale.

Lo sviluppo della comunicazione digitale che caratterizza la società contemporanea ha investito anche la storia così come è accaduto per altre discipline scientifiche ed umanistiche in questi ultimi 20 anni.

Cataloghi bibliografici e documentali on-line, archivi di documenti digitalizzati, biblioteche di testi disponibili per la lettura in Internet, nuovi paradigmi di scrittura, ambienti di e-learning per l’insegnamento e lo studio a distanza, social network per la discussionee la condivisione di risorse tra ricercatori, sono solo alcune tra le tante possibilità che stanno cambiando la professione dello storico nelle pratiche di ricerca e produzione di sapere storico.

Anche la storia insegnata, nella scuola come nell’università, è soggetta a trasformazioni sulla spinta di queste innovazioni applicate alla didattica. Ai manuali cartacei si affiancano testi digitali e altre tipologie di contenuti digitali per la didattica, le lavagnw di ardesia cominciano ad essere sostituite, con sempre maggiore frequenza, dalle LIM (Lavagna Interattiva Multimediale, alle ricerche in biblioteca si aggiungono quelle sui motori di ricercacome Google, i filmati digitali offerti dai network televisivi o da Youtube prendono il posto degli stessi filmati sui vecchi supporti analogici, l’insegnamento in presenza viene supportato da quello a distanza su piattaforme di e-learning. Nuovi scenari impongono quindi un ripensamento anche nuovi modi di insegnare e apprendere la storia.

Il Blog si rivolge quindi a quanti svolgono il lavoro dello storico e ai docenti di questa disciplina che intendono entrare nel mondo della storia digitale, per offrire riflessioni, informazioni, note e commenti sugli sviluppi di questo settore.

Benvenuti in Digital History Blog!

10 Comments

  1. Finalmente anche noi abbiamo un blog in cui scambiarci idee e commenti. Grazie a Giuseppe per l’apertura dell’orizzonte digitale a Clio ’92.
    Ecco una prima idea. Non possiamo contentarci delle relazioni di un convegno e dei workshop conseguenti. Dobbiamo inaugurare percorsi di formazione e di riflessione e di cooperazione più formali e strutturati, in modo da darci occasioni di diventare abili a coniugare insegnamento, apprendimento e ambienti digitali. Ecco il film delle cose su cui puntare l’attenzione:
    1. trasposizione di testi : gli ambienti digitali permettono di realizzare trasposizioni di testi molto più agili e stimolanti. Può giovare l’ipertestualità e l’ipermedialità. Si possono incorporare più facilmente grafici, mappe ecc.
    2. processi di apprendimento: si possono stimolare promuovendo la costruzione delle mappe mentali conoscitive grazie ad una gamma di manipolazioni da far fare su buoni materiali.
    3. valutazione: con le applicazioni digitali è possibile impostare prove di verifica autentica delle competenze.
    4. costruzione del sistema di conoscenze: con il digitale è possibile ristrutturare le conoscenze apprese con strumenti di organizzazione che ne mettono in rilievo le connessioni temporali e spaziali e danno la visione di insieme.
    ora tocca a voi

  2. Bene, ben venga uno strumento di discussione che potrebbe consentirci quel confronto al quale spesso non riusciamo a dare spazio nelle nostre riunioni in presenza…
    Inizio subito, come mio solito, con una provocazione: ma siamo così sicuri che lo spazio digitale sia proprio così accessibile a tutti gli studenti?
    Nella mia esperienza di insegnante di un istituto tecnico, ho quasi sempre una media di 4/5 studenti per classe che hanno difficoltà a connettersi con la rete da casa, che lavorano su vecchi pc domestici strappati per qualche ora al lavoro dei padri o ai giochini dei fratelli maggiori, che ancora mi chiedono di poter consegnare a mano le esercitazioni in moodle che i compagni svolgono e mi consegnano on line. Non oso pensare allo scenario dei professionali, che sono tradizionalmente in nostro “bacino d’utenza” d’elezione.
    E poi, siamo così sicuri che le competenze digitali dei cosiddetti “nativi” siano proprio “competenze”, e non semplicemente automatismi acritici da fruitori? Provate a chiedere ai vostri alunni un allegato mail in un formato compatibile con la maggior parte dei word processor circolanti, e ditemi cosa salta fuori…
    Ovviamente queste non sono motivazioni per fermarci, anzi, la nostra ricerca deve andare avanti e dobbiamo cercare, come sempre, di essere “up to date”, ma senza trionfalismi sulle magnifiche sorti e progressive dell’era digitale!

  3. Sono entrato oggi per la prim volta sul Blog, e, già che c’ero, ho usato il link per Timereme; ho creato un account, ma non ho capito le potenzialità. Qualcuno che l’ha già usato può darmi qualche ‘dritta’?

    • Caro Mario, cerco di risponderti in poche battute. Si tratta di un ambiente che consente all’insegnante che, come te, ha creato un account per accedere, di costruire linee del tempo interattive, arricchite con immagini e schede di testo per descrivere gli avvenimenti che la compongono. A quel punto le linee del tempo possono essere messe a disposizione del pubblico (una classe, una scuola, altre scuole, il pubblico di internet.In che modo? Utilizzando l’indirizzo della timeline creata oppure attraverso una procedura di embedded, in questo modo inserendo la linea all’interno di un qualsiasi sito o anche ambiente di apprendimento.

      Le linee del tempo possono essere utilizzate da docente a sostegno delle attività di insegnamento, in presenza o a distanza.

      Infine gli studenti possono non solo condividere la liena anterattiva creata con gli studenti ma questi ultimi possono anche inserire dati di approfondimento attraversoun dialogo in contemporanea.
      Grazie
      Giuseppe

  4. Ciao a tutti! L’intervento di Paolo ha stimolato in me una riflessione sui docenti che hanno a che fare con i “nativi digitali”: nella mia esperienza la maggioranza degli insegnanti non è “attrezzata” per lavorare con gli strumenti che il digitale offre. Anche quest’anno, il mio Istituto ha organizzato un corso di BASE per l’uso della vidoscrittura e la posta elettronica. Abbiamo (mi ci metto in mezzo anch’io) un’enorme quantità di possibilità e di strumenti che però non utilizziamo perchè non sappiamo utilizzarli o quasi “temiamo” il loro utilizzo!
    Ma visto che Giuseppe ci offre nuovi strumenti, proverò ad usarli … senza troppa paura di fare guai!

  5. Anch’io non ho esperienza di LIM, e mi sto avvicinando adesso allo strumento, per cui le mie riflessioni sono prettamente teoriche. Prendetele per quello che sono:

    1. La LIM mi sembra un potente esaltatore della frontalità, e non per questo è da disprezzare. In tutte le nostre unità di apprendomento abbiamo previsto momenti in cui la comunicazione è “uno a molti”, e se questo riesce ad essere più efficace e coinvolgente, tanto meglio. Avevamo già il Power Point, ma la LIM consente di integrarlo con inserti audio-video e con collegamenti al web, per cui rappresenta uno strumento efficace per potenziare l’attenzione in classe e per attivare la motivazione; come abbiamo già avuto modo di considerare velocemente con Francesca e con Giuseppe, una buona occasione per utilizzarla in questo senso potrebbe essere nella fase sul “presente” con la quale iniziano tutte le nostre unità di apprendimento.

    2. In particolare, in questo contesto, mi sembra uno strumento ottimale per costruire mappe concettuali condivise da tutta la classe, magari attraverso programmi specifici (tipo Cmap), che consentono di implementare la mappa in momenti successivi, magari chiamando diversi alunni a contribuire ad un lavoro comune. Ancora, sempre con le mappe: prendiamo un breve testo storiografico, leggiamolo assieme in classe e poi cerchiamo di trasformarlo in una mappa concettuale, con il contributo di diversi alunni: una volta salvata la mappa, tutti la potranno riprendere ed ampliare e/o modificare nel corso dell’unità.

    3. La LIM è uno strumento (in questo caso non raffrontabile con nessun altro) efficace per rendere l’operatività in storia un momento di apprendimento individuale e collettivo, un po’ come quando, nell’ora di matematica, l’alunno svolge un’espressione alla lavagna ed il resto della classe la ripete sul quaderno. Nel nostro caso può consentirci di chiamare alla lavagna un alunno per chiedergli di svolgere operazioni su un testo, su una serie di immagini, su una carta, su una linea del tempo, mentre i compagni lavorano sui propri quaderni. Poi l’esercizio svolto alla lavagna, magari con il contributo di tutta la classe, può essere, anche in questo caso, salvato e condiviso.

    4. Sono meno convinto dell’uso della LIM per la navigazione sul web, un po’ perché non tutte le LIM installate nelle scuole sono connesse, e un po’ perché a questo fine lo strumento risulterebbe meno potente del laboratorio di informatica, dove si può lavorare a gruppi su obiettivi di ricerca diversi.

    Comunque sia, mi sembra che ci sia molto da lavorare…

  6. Sia pure in ritardo,dato il suo indubbio interesse, riporto qui la mail che Giulia Pezzella ha inviato a Clio’92 a commento del convegno di Riccione a cui ha partecipato in rappresentanza del sito Treccani.it:

    “Roma, 28 febbraio 2011

    Care amiche e cari amici,
    l’impegno improvviso di Mauro Palma mi ha dato l’occasione di partecipare al convegno su “Storia digitale” e ne sono stata molto contenta.
    Prima di tutto volevo scusarmi con tutti per la fugace apparizione, con sparizione senza saluti. Mi sembrava importante esserci comunque, anche se per poche ore, ma la mancanza di tempo mi ha impedito di puntualizzare alcuni aspetti della nostra conversazione e per questo ho pensato che forse farvele arrivare almeno per lettera sarebbe stato comunque un modo per contribuire alla riflessione sulla “Storia digitale”.
    Procederò per punti (adoro gli schemi!) sperando di raggiungere un buon livello di chiarezza per tutti. Mi appello in ogni caso alla vostra clemenza…

    1. Nel sottolineare l’aspetto un po’ “rigido” del sito Treccani, ho poco posto l’accento su alcune caratteristiche che ho ritenuto fossero scontate, ma dagli altri interventi mi è sorto il dubbio che non lo siano. Una cosa che la Treccani garantisce è la serietà e l’autorevolezza degli interventi, elemento non sempre vero in ambiente web. Detto questo, se da una parte il sito per cui lavoro può apparire non eccessivamente “friendly”, dall’altra non sono convinta che ciò che è interessante debba necessariamente passare per il gioco. Altra cosa è l’appeal grafico, di questo parlavo, ma è pur vero che tradurre valori come l’autorevolezza e l’istituzionalità non è molto semplice…
    2. Quando vi ho chiesto pareri sui contenuti proposti nell’area di storia e un supporto per quanto riguarda la comunicazione/diffusione dei materiali che proponiamo, l’ho fatto perché sono sinceramente convinta che l’operazione culturale sostenuta dalla Treccani con “Scuola” sia estremamente interessante. Mi piacerebbe che “In aula – Storia” potesse diventare una specie di palestra in cui sperimentare e mettere a punto strumenti didattici, lezioni-tipo e modelli. Per questo spunti, suggerimenti, proposte e critiche (poche, mi raccomando!) sono estremamente graditi. Uno degli estremi vantaggi di utilizzare il web, è bene ricordarlo, è la possibilità di comunicare con estrema velocità (ed economia!) indipendentemente dal luogo in cui ci si trova…
    3. La scrittura per il web ha caratteristiche specifiche, come per esempio la costruzione di testi suddivisi per paragrafi piuttosto brevi, tali da entrare in una schermata. Questo, però, non vuol dire necessariamente semplificare e/o impoverire i temi trattati, ma solo segmentarli. Internet (e l’informatica in genere) dovrebbe essere una risorsa in più per lo studio e per la ricerca, non l’unico strumento di lavoro. Per questo gli articoli che proponiamo, più o meno con cadenza mensile, sono (quasi) sempre accompagnati da indicazioni di letture specifiche (anche testi disponibili nel web) per ulteriori approfondimenti.
    4. Lo studio della comunicazione ha sottolineato come ciascuno di noi abbia un canale privilegiato per l’apprendimento tra il visivo, l’auditivo e il cinestetico. Quindi se si decide, per esempio, di utilizzare gli schemi, per lo studente visivo basterà vedere lo schema, quello auditivo avrà bisogno della sua lettura e il cinestetico lo dovrà fare. E comunque ciò che sembra ormai assodato è che l’apprendimento passa per la relazione. Quanti tra noi ricordano l’insegnante di storia che hanno avuto a scuola? Nella mia esperienza personale, per esempio, è stato determinante: amava la storia (più della filosofia, in verità) e ha trasmesso a molti di noi studenti questo amore. Certo, non tutti abbiamo fatto gli storici, ma ci accomuna la curiosità nei confronti di ciò che accade con un occhio sempre attento alle radici degli eventi e al passato.
    5. Dal punto di vista didattico, non sono convinta che sia necessario assecondare le nuove generazioni nella loro ricerca di risposte immediate e nell’assenza di pazienza e metodicità. L’ambiente circostante (e l’uso di internet soprattutto) li spinge verso questo atteggiamento e credo che uno dei ruoli della scuola sia quello di contrastarlo per aiutarli a trovare un giusto equilibrio. Nel caso dell’editoria scolastica, dunque, sarebbe auspicabile trovare prodotti che abbiano, in un certo senso, due anime: il testo su carta e quello per i supporti informatici non devono essere uguali. Il testo stampato segue una logica specifica, frutto di studi – per esempio – relativi all’attenzione del lettore di fronte a una pagina stampata: la posizione di testi, immagini ed elementi di corredo non è casuale. Allo stesso modo, recentemente, è stata fatta un’analisi delle caratteristiche ottimali di un lavoro proposto utilizzando il supporto informatico o la pagina web. Questi ultimi due tipi di ambiente offrono la possibilità di realizzare prodotti impossibili nell’editoria tradizionale: se si pensa a un ipertesto, per esempio, completo non solo di schede di approfondimento ma anche di testimonianze video e audio, diventa evidente come la sua realizzazione su carta sia impossibile!
    6. Infine un “rigurgito” profondamente politico: il contesto multirazziale della scuola non deve tradursi in appiattimento e semplificazione. Se gli studenti di altre nazionalità hanno difficoltà nell’utilizzare la nostra lingua, la soluzione è nel battersi affinché abbiano gli strumenti adeguati per poter apprendere come tutti gli altri!

    Bene, spero di non essere stata troppo noiosa. Sicuramente appena spedirò questa lettera mi verranno in mente mille altre cose. Sarà l’occasione per scrivervi di nuovo..!
    Grazie mille ancora per la vostra calorosa accoglienza e, soprattutto, per la vostra disponibilità ad accogliere i miei appelli.
    Un abbraccio a tutti e a ciascuno
    Giulia Pezzella,
    curatrice della pagina “In aula-Storia” dell’area “Scuola” del portale Treccani (www.treccani.it/Portale/sito/scuola/in_aula/)

    N.B. I miei recapiti sono giup@inwind.it oppure 335.6144710
    Se poi fate parte di Facebook, in questo momento ho come immagine l’autoritratto di Artemisia Gentileschi.

  7. “Tra le repubbliche ex sovietiche quella che per i suoi legami e le sue affinità con la Russia e per la scarsa consistenza dei movimenti nazionalisti nell’800 e del dissenso nell’era sovietica aveva maggiori difficoltà a ‘inventarsi’ una tradizione e un’identità era certamente la Bielorussia. Uno stato bielorusso non è infatti mai esistito. Ciò non impedì che l’impostazione dei curricula e nei manuali dei primi anni di indipendenza avesse un’impronta di tipo sostanzialmente nazionalista.

    Nel 1994 il presidente Lukashenko in coerenza con la sua politica di riavvicinamento alla Russia ha però disposto il ritiro dalla circolazione dei manuali in questione e nel 1995…è stato costituito un comitato per la revisione dei libri di testo editi dopo il 1991. Alla precedente impostazione ne è subentrata un’altra…”
    G. Procacci, La memoria controversa. Revisionismi, nazionalismi e fondamentalismi nei manuali di storia, AM&D ed., Cagliari, 2003,pp.23-24
    Vista le ben note ammirazione e invidia del capo ufficio dell’on. Carlucci per Lukashenko, ecco spiegata la sua proposta di legge sulla revisione dei nostri manuali di storia: il modello del suo capo ormai è la Bielorussia di Lukashenko, che dopo la fine di Mubarak e i recenti guai di Gheddafi, resta per lui l’ultimo faro di civiltà!

  8. per i pochi che non l’hanno già letto segnalo quest’articolo di Carlo Galli su La Repubblica di venerdì 22
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/22/il-grottesco-paradosso-dei-manuali-di-stato.html

  9. Segnalo un interessante e, per me gustoso, esempio di celebrazione dei 150 anni dell’unità divertendosi con le icone del Risorgimento e i luoghi comuni della manualistica, al punto da percorrere uno dei luoghi più comuni dell’antiretorica antipatriottica: parlar male di Garibaldi
    Si tratta infatti di “Garibaldi”, una storia a fumetti scritta e disegnata da Tuono Pettinato (Andrea Paggiaro), per Rizzoli Lizard, € 16.
    NOn so se si può usare a scuola, ma io mi sono divertito.

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