PERCHÉ DOBBIAMO STUDIARE LA STORIA
A cura di Giuseppe Di Tonto
E’ una domanda che spesso viene posta dagli studenti ai docenti di storia Essa nasconde altri interrogativi certamente non retorici: a cosa serve studiare la storia? Ci servirà a qualcosa da adulti nella nostra vita futura?
La domanda, che potrebbe essere proposta come epigrafe di questo numero de Il Bollettino di Clio, ci riporta alla memoria un analogo quesito al quale cercò di rispondere Marc Bloch nel suo libro Apologia della storia o mestiere di storico. La risposta che lo storico proponeva in quel testo, diventato un classico della metodologia storiografica, era rivolta ai dotti e agli scolari e tuttavia non ha esaurito i termini del problema, se è vero come è vero che negli ultimi anni l’attenzione degli storici è ritornata sul tema.
Ci proviamo anche noi, in questo numero, a ragionare sulla utilità e inutilità della storia, alla luce dei mutamenti della società e delle forme della comunicazione storica, intrecciando problemi metodologici, esperienze didattiche e letture storiografiche.
Il numero si apre con l’intervista di Ivo Mattozzi a Scipione Guarracino. I due studiosi di metodologia storica e di didattica della storia ci offrono alcuni spunti di riflessione sulla necessità e sui modi per di far emergere il bisogno di storia, sul rapporto che le conoscenze storiche hanno con il presente, sugli effetti prodotti dalle nuove forme di comunicazione storica.
Sui caratteri e sulle ragioni della marginalizzazione della storia si sofferma Fulvio Cammarano.
Carlo Greppi si interroga sulla possibilità di contrastare, attraverso correttivi nella produzione storiografica, la voracità informativa che contraddistingue la nostra era e indica alcuni rimedi per smascherare le mistificazioni ovvero le alterazioni della verità storica costantemente in agguato e offrire nuovi modelli di racconto della storia.
La riflessione di Serge Gruzinski ruota intorno alla necessità per la ricerca storica di superare, in un mondo globalizzato, la visione ancora fortemente eurocentrica che essa tende ad offrire, un modo per dare nuovo ossigeno alla didattica della storia.
Antonio Brusa introduce una interessante riflessione sul termine “alfabetizzazione storica” da intendere come quell’insieme di capacità che mette in grado un individuo di avvicinarsi ad un testo storico, di comprenderlo, di sapere in che modo è stato costruito e infine di utilizzarlo eventualmente per comprendere aspetti della società presente
Charles Heimberg propone il tema del rapporto tra passato e presente nella trasmissione della storia e delle memorie, troppo rapidamente riassunto nell’idea di non ripetere gli errori del passato.
Nel suo intervento Luigi Cajani si addentra nell’analisi degli usi usi pubblici della stroria esterni alla scuola per analizzarne le caratteristiche e gli effetti, suggerendo alla scuola di farne oggetto di insegnamento per consentire agli studenti un approccio analitico e consapevole.
Quanto è importante e utile la categoria di genere nello ricerca e nella formazione storica? Se ne occupa Elisabetta Serafini partendo dalla considerazione che la storia di genere è valutata marginalmente, non solo nel sistema formativo e nell’insegnamento della storia a scuola, ma anche nella ricerca accademica.
Valentina Della Gala si concentra sulle posizioni e le proposte dello storico ligure Edoardo Grendi per il rinnovamento dell’insegnamento della storia a scuola e in ultima analisi del lavoro di storico.
Jacopo Bassi dà conto nel suo intervento dell’esperienza di una rivista elettronica di storia, Diacronie, come il primo passo per dare vita ad una comunità virtuale che ragioni di storia.
Nell’intervento di Irene Bolzon e di Chiara Scarselletti si riflette sul ruolo dei musei di storia a partire dal recente dibattito sulla public history in Italia e sulle sfide poste dall’educazione alla cittadinanza.
Arricchiscono il numero le Esperienze proposte da Paola Palmini, Paola Lotti, Elena Monari e Chiara Di Pofi
Compeltano il numero le recensioni della rubrica Letture , le Spigolature e la Controcopertina finale.
Buona lettura!
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