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STORIA DIGITALE: SAPERE STORICO E INSEGNAMENTO DELLA STORIA

IL 2 GIUGNO, FESTA DELLA REPUBBLICA

Giugno 2, 2020
Dalla Redazione

CALENDARIO CIVILE

DISCORSI PRESIDENZIALI E IMMAGINI DEL PAESE

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La storia di questa data e di questa festa comincia il 2 giugno del 1946 quando la maggioranza di italiane e italiani (12 milioni e settecentomila) votarono nel referendum a favore della scelta repubblicana contro i 10 milioni e settecentomila che si erano espressi per la monarchia.

Piero Calamandrei, politico, accademico e tra i fondatori del Partito d’Azione così  commentava in quei giorni sul Corriere della sera:

…mai nella storia è avvenuton e mai ancora avverrà, che una Repubblica sia stata proclamata per libera scelta di popolo mentre era ancora sul tronoil re […] senza sommossa e senza guerra civile“.

Negli anni successivi e così fino ad oggi, giornata in cui si festeggia il 74° anniversario della nascita della Repubblica italiana, il 2 giugno, festa nazionale italiana con legge del 1949, è stato oggetto di “conflitti di memoria e dinamiche degli oblii” (Guido Crainz in Portelli 2017). Ripercorrere alcuni di questi passaggi attraverso i discorsi presidenziali e le immagini della realtà del Paese può essere utile e interessante dal punto di vista storiografico.

Nei primi anni del dopoguerra la festa della Repubblica si configurò soprattutto come festa delle forze armate con il collegato evento delle parate militari.

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Se si esclude il discorso di Luigi Einaudi del 2 giugno 1949, data in cui si festeggiò la nascita della Repubblica e insieme l’inaugurazione del monumento eretto a Roma a Giuseppe Mazzini sull’Aventino, discorso nel quale il Presidente, ricordando gli ideali dell’eroe risorgimentale, sottolineava che

Come insegnava il veggente, nell’Italia rinnovata, sovrano è il popolo, al quale tutti debbono ubbidienza ed il quale, a sua volta, deve ubbidienza all’eterna legge morale, che comanda di lottare ogni giorno ed ogni ora contro l’istinto del male, che è in noi, e per il trionfo del bene a cui invece aneliamo e che vogliamo attuare, contro lo spirito di sopraffazione, che ci spinge a far tacere la forza dell’avversario, e per la libertà di discussione, volta a persuadere le minoranze a far propria la volonta della maggioranza, divenuta così volontà comune.”

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Luigi Einaudi

negli anni successivi prevalse l’idea della festa nazionale intesa come festa delle forze armate. Così si esprimeva infatti lo stesso Luigi Einaudi nel suo discorso del 2 giugno 1952:

“Ufficiali, sottufficiali, uomini di truppa di ogni arma e specialità:

In questo giorno commemorativo della fondazione della Repubblica, vi giunga il mio saluto e il mio augurio, testimonianza entrambi della corrispondenza che lega il paese ai cittadini in armi…”

Questa attenzione particolare per le forze armate poteva avere una sua ragione storica. Chiuso il capitolo del fascismo non potevano essere trascurati i legami che, fino a pochi anni prima, avevano legato l’esercito al fascismo e alla stessa monarchia. Si avvertiva la necessità di una nuova appartenenza nazionale. In questo modo però si “accentuava la divaricazione  fra le celebrazioni ufficiali, in cui la parata aveva crescente rilievo, e l’evocazione dei nessi con la lotta partigiana, presente quasi esclusivamente nell’immaginario e nella memoria pubblica della sinistra.” (Guido Crainz in Portelli 2017)

Tale divaricazione sembrò essere destinata ad attenuarsi nel 1949 con l’istituzionalizzazione del 25 aprile come festa nazionale della Liberazione.

Solo tra gli anni Sessanta e Settanta si assiste ad una “normalizzazione”. Il discorso del presidente Giuseppe Saragat del 2 giugno del 1966, in occasione del ventennale, è ricco di richiemi alla funzione della Resistenza e all’unità di intenti della nazione:

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Giuseppe Saragat

“Italiani, l’Italia che lavora, che produce, che studia, celebra il ventesimo anniversario dell’avvento della Repubblica democratica, fondata sul lavoro, sorta dopo la più terribile tragedia della storia nazionale.

La Repubblica è stata ed è la rinascita vittoriosa di tutto il popolo italiano, riconciliato nelle libertà, che, sottrattosi con le proprie eroiche lotte accanto all’esercito, alla Resistenza, agli alleati, al destino di morte a cui la dittatura fascista lo aveva condannato, ha riconquistato il suo diritto alla vita libera, operosa, pacifica, rispettato ed onorato nel grande consesso delle nazioni.”

Nel 1974 le azioni eversive di destra, la strage di Brescia e durante l’estate l’attentato all’Italicus, e le azioni del terrorismo di sinistra, pesano drammaticamente sulla società italiana e affiorano anche nel discorso presidenziale del 2 giugno del presidente Giovanni Leone:

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28 maggio 1974. La strage di piazza della Loggia a Brescia

“La nostra Repubblica è nata dai sacri sacrifici, del sangue dell’impegno morale di quanti hanno combattuto in nome di un dovere da compiere o di un ideale da affermare. Tutti coloro che hanno con la loro opera consentito al paese di conquistare l’ordinamento libero e democratico nel quale la Repubblica si riconosce sono perciò presenti alla nostra mente in questo giorno.

Proprio nell’affermazione del valore insostituibile del sistema democratico, fondato sulla libertà e sulla costruzione di un regime di giustizia sociale, gli italiani debbono sentirsi uniti,; e di fronte a recenti fatti criminosi, dovuti all’azione irresponsabile di squallide minoranze terroristiche, dirette a scardinare le istituzioni dello Stato, questa coscienza democratica unitaria deve rafforzarsi e tradursi in ferma volontà di lotta alla violenza e alla sopraffazione.”

Nel 1975-76, nel trentennio della festa della Liberazione e con l’avanzata delle sinistre sembrò superata la “strategia della tensione” ma il 1976 fu anche l’anno del terremoto in Friuli e dell’impegno dell’esercito in quel tragico evento così rievocati da Giovanni Leone nel discorso del 2 giugno 1976:

Con la festa delle forze armate si celebra, quest’anno, anche il XXX anniversario della fondazione della Repubblica. Nata dalla liberazione e alimentata dalle sofferenze della guerra, essa è stata vivificata con il lavoro ed il sacrificio di tutto il popolo italiano che, nella coscienza dei propri diritti, ma anche nell’accettazione dei propri doveri, esprime la convinzione che democrazia significa soprattutto responsabile partecipazione della collettività alla costruzione del proprio avvenire.

Il lavoro compiuto e i risultati raggiunti durante questi trenta anni, nonostante gli ostacoli e i ritardi, debbono rafforzare la fiducia nelle istituzioni e la volontà di operare per il nostro avvenire. Perchè anche di fronte alle difficoltà che intralciano oggi il cammino di progresso dell’Italia, sappiano di poter attingere alla nnostra intatta capacità di lavoro, alla generale consapevolezza dell’ora difficile, al senso di sacrificio e, quindi, alle nostre risorse morali.

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6 maggio 1976. Terremoto in Friuli

Testimonianza evidente ne abbiamo avuto nella tragica calamità che ha colpito la nobile gente friulana che ha affrontato con civile coraggio e con ferma volontà di rinascita la dolorosa prova, trovando nelle Forze armate fraterna, generosa assistenza.”

Erano ormai passati trent’anni e si poteva pensare che la festa del 2 giugno avesse  assunto un valore stabile nella coscienza civile del popolo italiano, invece negli anni Ottanta e Novanta essa fu oggetto di una forte svalutazione per motivi diversi che si possono sintetizzare nell’edonismo” degli anno ’80, nell’emergere di spinte separatiste con il successo elettorale della Lega al Nord, in una progressiva corruzione del concetto di identità nazionale.

Si deve alla volontà del presidente Azelio Ciampi se a partire dal 1999, anno della sua elezione, ci fu un impegno a rifondare il concetto di patriottismo repubblicano, ridando valore alla festività nazionale del 2 giugno.

Nel 2000 viene ripristinata la parata militare e Ciampi sfila tra ali di folla festose.

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2 giugno 2000. Ciampi sfila in auto alla parata militare

E così la ricordava tempo dopo:

“Andai a quella prima sfilata in una vettura scoperta con al fianco il ministro della difesa Sergio Mattarella […] eravamo circondati da una folla festosa che mi diceva di andare avanti, mi ringraziava, era contenta: Altro che nazionalismo o elogio della guerra” (Guido Crainz in Portelli 2017)

In questi ultimi anni con i presidenti Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella non si è interrotto il cammino tracciato da Azelio Ciampi di quella che Crainz ha definito “pedagogia repubblicana”.

E lo ha ricordato Sergio Mattarella nel discorso di quest’anno prima del tradizionale concerto del Quirinale.

SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITOGRAFICI

Per un’analisi dei testi dei discorsi di tutti i presidenti della Repubblica italiana si può consultare il Portale storico della Presidenza della Repubblica

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Sul sito del Quirinale – Archivio – Lezioni di storia contemporanea (1848-1948 – Diritti e cittadinanza. Fonti archivistiche e percorsi di ricerca

Transizione democratica, Referendum, Costituente e fondazione della Repubblica (1943-1946)

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Sul sito della Biblioteca Nazionale Braidense  “DOMANI AVVENNE” 2 giugno 1946: nasce la Repubblica Italia

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Guido Crainz, 2 giugno. Festa della Repubblica, in Alessandro Portelli (A cura di) Calendario civile, Roma, Donzelli, 2017


Su RaiPlay  – Nascita della Repubblica

Vittorio De Sica racconta la fase più breve ma anche più intensa del passaggio da monarchia a repubblica, dal giorno del referendum a quello della proclamazione dei risultati da parte della Corte di Cassazione. Il grande regista sceglie di filtrare gli eventi attraverso la narrazione di un nonno al suo nipotino, e insieme al cosceneggiatore Fabrizio Onofri immagina una lunga passeggiata nei luoghi di Roma dove si svolsero i fatti, da Porta San Paolo al Quirinale.

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Su RaiPlay – Il tempo e la Storia – 2 Giugno ’46

Processo alla monarchia con il prof. Giovanni De Luna

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Su Rai Play La notte della Repubblica – Sulla storia della Repubblica dal 1989 al 2014.

di Sergio Zavoli

“La notte della Repubblica” di Sergio Zavoli è uno dei capolavori Rai dell’inchiesta storica. Articolato in 18 puntate, per una durata complessiva di 45 ore, il poderoso lavoro di Zavoli, realizzato nell’arco di due anni, è la più ampia e puntuale ricostruzione televisiva sull’Italia delle eversioni, delle stragi, della contestazione e del terrorismo. Un numero impressionante di esperti, testimoni e protagonisti aiutano a decifrare fenomeni complessi a tragici quali le Br, i tentati golpe, le stragi, la strategia della tensione. Il programma andò in onda dal 12 dicembre del 1989 all’11 aprile del 1990. “La notte della Repubblica” viene riproposto nella sua integralità, a esclusione, per motivi di diritti, della nona puntata.

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Su Rai Play Nascita della Repubblica – La vigilia

Sandro Bolchi ricostruisce in studio gli antefatti della nascita della Repubblica, ovvero il periodo che va dalla Liberazione nel ’45 fino alla decisione di indire un referendum istituzionale contestuale al voto per l’Assemblea Costituente. La rievocazione, su sceneggiatura di Dante Guardamagna, si serve di attori che interpretano i protagonisti politici dell’epoca sullo sfondo di una scenografia di manifesti elettorali, pagine di giornali, pannelli fotografici e filmati proiettati su uno schermo.

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