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STORIA DIGITALE: SAPERE STORICO E INSEGNAMENTO DELLA STORIA

JARED DIAMOND E IL SUO LIBRO SUL CONCETTO DI CRISI – 1

Agosto 17, 2020
Dalla Redazione

Jared-Diamond_crisi

Jared Diamond nel suo percorso di ricercatore si è occupato di fisiologia, biologia evolutiva e biogeografia. È considerato il massimo esperto mondiale della flora e della fauna della Nuova Guinea. Docente all’Università della California, è membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana.

Ha ricevuto il Premio Pulitzer per la saggistica nel 1998 per Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni. Sempre con Einaudi ha pubblicato Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere (2005), Il mondo fino a ieri. Che cosa possiamo imparare dalle società tradizionali? (2013) e Da te solo a tutto il mondo. Un ornitologo osserva le società umane (2015).

Sto leggendo, in questo tempo di pausa estiva, l’ultimo libro di questo autore, pubblicato per Einaudi nel 2019, dal titolo Crisi. Come rinascono le nazioni. Diamond è già da tempo noto al pubblico, in particolare per il volume Armi, acciaio e malattie, una sintesi magistrale, come recita il sottotitolo, di storia generale del mondo negli ultimi tredicimila anni.

In questo ultimo lavoro affronta il concetto di crisi inteso “come un momento di verità, un punto di svolta in cui la differenza fra la realtà che precede quel momento e la realtà che lo segue è molto più marcata che nella maggior parte degli altri momenti.” (pag. XIX) e lo fa usando un metodo comparativo e narrativo, esplorando alcune grandi trasformazioni che hanno interessato sette nazioni in epoca moderna. Di questa analisi di tipo storico mi occuperò nella seconda parte di questo intervento. In questa prima parte vorrei invece riprendere un altro aspetto dell’argomentazione di Diamond che colpisce per la sua originalità.

L’autore esplicita sin dall’esordio la sua intenzione

Molti di noi, nel corso della vita, attraversano sconvolgimenti e crisi personali che possono essere risolti con maggiore o mimore successo attuando dei cambiamenti. Qualcosa di simile accade, su scala più vasta, anche alle nazioni.”

Quindi la tesi che Diamond si accinge a dimostrare è la seguente: è possibile che le soluzioni adottate per superare le crisi di natura personale possano applicarsi con successo anche alla risoluzione delle crisi nazionali?

La domanda che sottende la tesi è affascinante e Diamond non si accontenta di un semplice accostamento tra le crisi personali e quelle delle nazioni ma sviluppa nel primo capitolo un’analisi dettagliata del carattere delle crisi esistenziali dell’individuo, per mettere il lettore nella condizione di valutare concretamente la possibile comparazione con le crisi nazionali.

Ognuno di noi ha vissuto o vive crisi esistenziali che dipendono da singoli traumi inaspettati, problemi che maturano lentamente fino alla deflagrazione o crisi di sviluppo che riguardano tutte le età. Tuttavia quando ci capitano “non ci fermiamo certo a pensare alla necessità di definire in termini teorici la nostra crisi: semplicemente sappiamo di viverne una.” (pag.9) Piuttosto ci interroghiamo sulle ragioni per le quali sembra esserci qualcosa che non funziona nel nostro modo di prendere la vita e cerchiamo quindi di trovare un approccio diverso.

Spesso le terapie a lungo termine si rivelano troppo lente e inadatte a risolvere gli stati di disagio, di dolore di sofferenza che si accompagnano a queste crisi. Per risolvere questo problema ci vengono incontro le teorie della “terapia della crisi” sviluppate dallo psichiatra Lindemann e alle quali si appoggia il nostro autore.

I terapeuti della crisi hanno individuato una serie di fattori che possono aiutare l’individuo a risolvere la crisi personale che sta attraversando.

Diamond così li elenca:

  1. Riconoscimento dello stato di crisi ovvero la presa d’atto che ci spinge ad entrare in terapia.
  2. Accettazione della responsabilità personale per evitare di attribuire solo agli altri la responsabilità di ciò che ci sta capitando.
  3. Tracciamento di un confine alla crisi per delimitare il problema da risolvere.
  4. Richiesta di aiuto agli altri evitando di pensare che le crisi importanti della vita possano essere risolte senza alcun supporto.
  5. Assunzione degli altri come modello
  6. Consapevolezza della forza dell’Io che ci aiuta ad affrontare e superare le crisi.
  7. Capacità autocritica per valutare in modo onesto “…le proprie risorse e le proprie debolezze, le parti di sé che funzionano e quelle che invece non funzionano” (pag.19)
  8. L’attitudine a valutare esperienze pregresse per acquisire maggiore fiducia nella soluzione della crisi nuova.
  9. La pazienza ovvero “la capacità di sopportare l’incertezza, l’ambiguità e la sconfitta” (pag.21)
  10. La flessibilità evitando “la convinzione assoluta che esista un solo modo per fare le cose”. (pag. 21)
  11. La riflessione sui propri valori fondanti della nostra esistenza per capire che tali valori possono facilitarci o complicarci il processo di risoluzione di una crisi.
  12. La libertà dalle costrizioni ovvero “la libertà di scelta che deriva dall’assenza di costrizioni… che possono impedire di superare una crisi” (pag.23)

Fin qui l’elenco dei fattori che influenzano, secondo i terapisti della crisi, gli esiti delle crisi personali. Ma qui comincia il bello. Diamond non è uno psichiatra né uno psicoterapeuta e tuttavia fa un’operazione di grande interesse storico affermando che i fattori elencati “possano rivelarsi di una certa utilità quando ci si sforzi di comprendere gli esiti delle crisi nazionali.” (pag. 24). E da questo punto prende le mosse il libro di storia di cui stiamo parlando. Ma questo sarà il tema della seconda parte di questa recensione.

(1- Continua)

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