Digital History Blog

STORIA DIGITALE: SAPERE STORICO E INSEGNAMENTO DELLA STORIA

28 GIUGNO 1914. L’ATTENTATO DI SARAJEVO E L’INIZIO DEL “SECOLO BREVE”

Giugno 26, 2020
Dalla Redazione

CALENDARIO CIVILE

Attentato di Sarajevo

Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, in visita ufficiale insieme a sua moglie Sofia nella capitale della regione che nel 1908 era stata annessa da Vienna, sta sfilando con il corteo di auto per le strade di Sarajevo.

Il 28 giugno non era la data più giusta per una visita in Bosnia. I nazionalisti serbi ricordavano in quella giornata la storica sconfitta del 1389, in Kosovo ad opera dei Turchi, che avrebbe posto fine all’impero serbo e avviata l’integrazione nell’impero ottomano. La visita dell’arciduca veniva quindi considerata una provocazione dalle forze nazionaliste che si battevano contro la presenza degli austriaci nei Balcani e per l’indipendenza degli Slavi del Sud.

Per questo motivo l’associazione Mano nera, associazione nazionalistica non priva di contatti con il governo serbo ufficiale, che si batteva per la liberazione dal dominio straniero aveva deciso di organizzare un attentato tirrannicida.

Gli attentatori, sette per la precisione, erano schierati lungo il percorso. Tra questi Gavrilo Princip, un giovane studente che per una serie di coincidenze casuali fu consegnato alla storia come il responsabile principale dell’attentato. Tocco infatti a lui, dopo una serie di tentativi concitati andati a vuoto da parte dei componenti del gruppo, sparare i due colpi di pistola che ferirono a morte l’arciduca e sua moglie.

Questo episodio avrebbe messo in moto un processo che in brevissimo tempo avrebbe condotto alla dichiarazione di guerra alla Serbia e con la reazione di altri stati europei allo scoppio della prima guerra mondiale. Cominciava in quel momento, secondo l’interpretazione dello storico Eric Hobsbawm, il cosiddetto secolo breve (1914-1991): Il Novecento.

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STATI GENERALI: UN FATTO, UN FATTO STORICO O UN EVENTO?

Giugno 16, 2020
Dalla Redazione

PUBLIC HISTORY

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In questi giorni si discute diffusamente di Stati generali, quelli che il governo italiano ha promosso a Roma nelle meravigliosa Villa Doria Pamphili, alla presenza fisica o virtuale di autorità italiane ed europee, che dovranno discutere per più giorni sulle più opportune soluzioni per uscire dalla crisi che affligge l’Italia e non solo. Quello che è stato definito un evento.

Ma non è di politica che intendo parlare, piuttosto dell’uso linguistico della parola evento usata per questa occasione. Con tale termine il vocabolario Treccani definisce in senso storico un “avvenimento, caso, fatto che è avvenuto o che potrà avvenire” o secondo altre accezioni “manifestazioni di grande importanza che attirino il pubblico”. Altri significati del termine riguardano ambiti più specialistici come il diritto, la fisica o la scienza probabilistica.

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PERCORSI DI APPROFONDIMENTO: INSEGNARE STORIA – 5

Giugno 10, 2020
Dalla Redazione

LE FONTI

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La quinta lezione del percorso Insegnare storia è dedicata alle fonti storiche. L’autore parte dal concetto di tracce intese “come “la massa sterminata di “cose”, che è a disposizione di chi ha bisogno di informazioni sul passato”. Tali tracce grazie al lavoro dello storico si trasformano in fonti di informazioni e quindi in documenti a sostegno della ricostruzione storica. Attraverso molteplici attività pratiche e cognitive compiute dallo storico e descritte in questa lezione si arriva alla trasformazione delle tracce in fonti.

Di notevole interesse didattico è l’analisi che l’autore fa del differente approccio alle fonti così come si riscontra nei manuali scolastici nei quali “ogni riferimento alle fonti praticamente scompare dai testi storiografici” negando in questo modo ogni possibilità “critica dell’uso delle fonti e delle informazioni fatte dallo storico.”

Nei suggerimenti bibliografici non vanno trascurati alcuni testi, Vitali (2004) e De Luna (2004) che affrontano il tema delle nuove fonti per lo storico nell’era digitale.

Il testo è a cura di Ivo Mattozzi

Buona lettura

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MUSEI E PANDEMIA: DALL’INCONTRO VIRTUALE ALLA RIAPERTURA

Giugno 6, 2020
Dalla Redazione

MUSEI

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Museo Egizio di Torino

In questi mesi di lockdown generale a causa della pandemia si è parlato molto di musei e della sorte loro toccata. Quelle sale che negli ultimi anni si erano riempite di folle di visitatori improvvisamente sono state private del loro pubblico. Sono venuti a mancare i passi lenti da una sala all’altra, gli sguardi curiosi, interroganti, stupiti di meraviglia davanti allo spettacolo dell’arte; il brusio a volte anche fastidioso dei gruppi mal tollerati dai singoli. E’ venuto a mancare il museo inteso come luogo e sistema di relazioni tra le opere d’arte e il pubblico e tra lo stesso pubblico.

Anche per il museo, come per i luoghi di lavoro, la scuola, le stesse relazioni personali è stato utile, ancorché necessario fare ricorso alle tecnologie della comunicazione a distanza. E così anche i musei, in assenza di presenze, hanno accelerato il percorso di offerta digitale, nel tentativo di offrire un contributo alla situazione generata dal confinamento forzato in casa.

Non si può dire che ci si trovasse di fronte ad una novità assoluta ma, sicuramente, l’evento straordinario ha assunto una funzione catalizzatrice del fenomeno.  Si trattava di portare il museo nelle case e nelle scuole visto che non era possibile il percorso contrario.

Ma come si configura questa nuova offerta rivolta al pubblico impedito a recarsi nei luoghi museali?

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